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Sabato, 17 Maggio 2025

"La Mafia è una montagna di m….”, questo è stato lo slogan che ci ha accompagnato nella “terra dei limoni e delle conchiglie” (Trinacria); ad accoglierci Danilo Sulis amico di Peppino Impastato, fondatore di radio aut. Radio aut, oggi conosciuta come “Radio 100 passi” è stata fondata nel 1977 con l’obiettivo di denunciare la mafia siciliana e la corruzione della politica locale, in particolare di Gaetano Badalamenti; ridicolizzando i mafiosi al fine di sensibilizzare i giovani. Nonostante i vari tentativi di eliminare la radio, fu onorevole il coraggio di Danilo che nel 2010 tornò in onda in onore dell’amico Peppino, rinominandola “radio 100 passi", 100 come i passi che abbiamo contato e percorso nel paese di Cinisi, dalla casa del mandante Badalamenti a quella di Peppino.
Tuttavia questo non fu l’unico omicidio decretato dalla mafia; un altro uomo carismatico che ebbe il coraggio di opporsi a “Cosa Nostra” fu Don Pino Puglisi, parroco del quartiere di Brancaccio, amato dai locali, soprattutto dai giovani, ai quali offriva la speranza di una via d’uscita da questo mondo corrotto. Egli capì che, per contrastare questa realtà, era necessario agire sui ragazzi, facili prede della criminalità, e per questo fondò il centro di accoglienza e formazione “Padre Nostro”. Il centro oggi è adibito ad accogliere donne vittime di violenza, come Giulia che ci ha segnato con la sua testimonianza toccante, che ha ripreso in mano la sua vita con l’aiuto e l'assistenza dei membri della comunità.
Una vicenda che ci ha colpito durante il viaggio è la storia di Rita Atria, ragazza che a 17 anni decise di collaborare con la giustizia, opponendosi alla tradizione mafiosa della sua famiglia; questa decisione la portò ad avvicinarsi a Paolo Borsellino, con il quale strinse uno stretto legame, tanto che alla morte del magistrato seguì anche la sua. Grazie a "Telejato", emittente regionale di televisione comunitaria, fondata da Pino Maniaci, il caso di Rita è stato riaperto per approfondire la causa del suo decesso, inizialmente archiviato come suicidio ommettendo prove incriminanti. Questo fatto ci ha portati a riflettere su quanto la mafia possa distorcere la realtà a suo favore, entrando nei meccanismi della legalità. La nuova sede di “Telejato” si trova a Partinico, in un bene confiscato alla mafia dove il boss mafioso Giovanni Brusca ha trascorso parte della sua latitanza, a seguito di vari crimini tra cui la strage di Capaci del 1992. Durante il viaggio abbiamo visitato Capaci, luogo che ha visto la morte del magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, ascoltando la testimonianza del fotografo Antonio Vassallo, che fu il primo a documentare l’eccidio. Ci siamo immersi totalmente nell’esperienza grazie al progetto di "MuST 23" che ci ha permesso di vivere in prima persona la tragedia tramite i visori di realtà virtuale Oculus Meta Quest 3.
Esperienze come queste ci hanno permesso di arricchire la nostra conoscenza ma non solo; rendendoci più sensibili e comprensivi su temi come quello della legalità che molte volte si dà per scontato perchè nel mondo di oggi si è abituati a nuotare in un mare di illegalità che spesso viene normalizzata, o nascosta.

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